Punto Radio Saviano, (P.R.S.) O’ Tubbazzo è uno dei comitati storici del carnevale savianese: Sempre presente all’ appuntamento del carnevale fin dal 1981. P.R.S. ha presentato:
1981: “Il Papa”;
1982: “L’ape”;
1983: “Il fisco”;
1984: “Forbici”;
1985: “Fantasie”;
1986: “Gondola veneziana”;
1987: “Fantastico mondo di Oz”;
1988: “Caffè chantant”;
1989: “Satira politica”;
1990: “Allegoria politica e massa media”;
1991: “Il carnevale viene sospeso a causa della Guerra del Golfo”
1992: “Fantasie – Papera gigante”;
1993: “O’ Tubbazz”;
1994: “O’ Tubbazz incoronato re del carnevale”;
1995: “O’ Tubbazz in volo verso il mondo”;
1996: “O’ Tubbazz omaggia Troisi”;
1997: “Alma llanera”;
1998: “La macchina del tempo”;
1999: “Cosa bolle in pentola??”;
2000: “Pazzianne, pazzianne, song appena vint’anne”;
2001: “Startubb E.T. …ubbazz int ‘o spazio”;
2002: “Shark attak, O’ Tubbazz mmiezo all’acqua”;
2003: “Non fate gli indiani.. che già ne simmo assaje”;
2004: “Gang of Saviano city avvero ’e guappe ’e cartone”;
2005: “Meglio Viking pasciute che omm curr…nut”;
2006: “Scetate Tubbazz… ca chiste nun è nu suonn”;
2007: “Fatte ‘e fatti tuoi!!!”;
2008: “O’ Tubbazz… l’ommo è nato libero ma tuorn tuorn sta ngatenato”;
2009: “Tubbazz! Si nun tuorn criature nun te addiviert chiù”;
2010: “L’arca del sollazzo naviga col Tubbazz”;
2011: “O’ Tubbazz nell’olimpo degli Dei”;
2012: “O’ Tubbazz dal polo nord al polo sud”;
2013: “La magia secondo il Tubbazzo”;
2014: ”In viaggio verso l’Africa”;
2015: ”Si salvi chi può”;
2016: “Alma llanera…il ritorno:se il vizio vuoi montar…si rischia di cascar”;
2017: “Tubbazz patia, il casinò delle tubbazzelle e dei tubbazzielli”;
2018: “Tubbazz Tubbazz… Narcos o caffè? Caffè…caffè…”;
2019: “SOS carnevale reboot 2,0”;
2020: “Tubbazz: quarant’anni e… non sentirli”;
2021: “Il carnevale viene sospeso a causa della Pandemia da COVID 19”;
2022: “Il carnevale viene sospeso a causa della Pandemia da COVID 19”;
2023: “Non ha partecipato alla manifestazione”;
2024: “Surece e galline se scannano ‘ntraménte O’ Tubbazz canta, sona e balla!”;
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“..’O Tubbazz’ canta, sona e balla”: è nel divertimento e nel ballo che si cela il desiderio di rinvicita e riscatto sociale. Non sempre chi si sente forte mantiene a lungo la sua forza, il debole non resta a guardare e si allea con i suoi simili per sconfiggere le distanze, per ottenere un ruolo sociale e ristabilire quel diritto di parola e azione da ottenere con la forza.
Cosa bisogna fare? Restar fedeli al proprio carattere, al proprio compito, al proprio scopo, è questa la fede virile. La fede è la forza e la forza si ottiene anche attraverso la semplicità di un canto o ballo, piena affermazione di vittoria. L’eterna ricaduta nel dubbio è la debolezza.
In linea con quella unità tematica che il Comitato di PRS porta avanti da oltre un decennio e quindi in continuità con le motivazioni che hanno suggerito negli anni addietro le sue costruzioni allegoriche, anche quella di quest’anno vuole essere un forte invito a rivedere il proprio modello di vita e i propri comportamenti.
Sulla falsariga del “non fate gli indiani” e di “guappe e’ cartone” come a dire, non fate i furbi nel senso deteriore del termine e non fate i prepotenti, si muove anche il messaggio di quest’anno, ecco quindi l’invito a non fare i “cornuti”, cioè a non comportarsi alla stregua di coloro che cercano di ingannare il prossimo o di approfittare della buona fede degli altri. “È meglio essere vichinghi pasciuti” nel modo in cui lo propone il Tubbazzo cioè individui che, usando le armi della ragione e la forza dei principi, cercano di far breccia nelle coscienze perché abbandonino gli atteggiamenti da “indiani” o da “guappi” o ancora da “cornuti”, per assumere modelli di comportamento corretti sul piano sociale e civile.
Come non pensare all’arca di Noè davanti alla maestosa costruzione dei maestri cartapestai savianesi di P.R.S. ‘O Tubbazzo.
La lettura dell’insieme allegorico risulta, però, più complessa di quanto non faccia pensare il riferimento all’arca o lo stesso titolo.
Questa immensa “barca” non ospita, come l’arca di Noè le varie coppie di animali ma per lo più esemplari “singles” che sollecitano i propri simili a salire sulla barca per condividere insieme il piacere del viaggio. Ecco, dunque, una prima chiave di lettura dell’insieme allegorico, simbolo di quello spirito savianese che invita quanti ci onorano della loro presenza a dividere con noi questo momento di spensieratezza. Ma l’arca rimanda anche all’idea di uno spazio nel quale gli animali convivono pacificamente e dove gli istinti primordiali e naturali trovano una sorta di sospensione miracolosa; l’arca, dunque, metafora della madre terra. Lì c’è voluto il miracolo della sospensione degli istinti perché gli animali convivessero durante il diluvio, qui sulla terra c’è bisogno del ricorso alla razionalità ed all’intelligenza dei singoli uomini perché si verifichi il miracolo di un mondo nel quale gli uomini possano vivere insieme pur con le loro diversità, e queste ultime apprezzate per la loro ricchezza e non viste come motivo di odio o divisione.
È questo in ultima analisi il senso della figura del Tubbazzo, unico personaggio dell’insieme allegorico dalle sembianze umane, espressione di quella saggezza umana d’altri tempi che nel mondo moderno sta diventando una “merce” sempre più rara.
Un messaggio, quello espresso dall’insieme artistico di P.R.S. Tubbazzo, che va contro corrente ed in netta contrapposizione rispetto alla mentalità popolare sulla magia e all’immaginario collettivo in ordine ad alcuni elementi che ne esprimerebbero le forze negative, una sorta di riscatto della razionalità sulla superstizione, dell’intelligenza sull’ignoranza, della riflessione sulla emotività. Non è vero ma ci credo recitava il titolo di una famosa commedia di Peppino De Filippo; sarà pure vero, ma non ci credo, affermano invece gli amici del Tubbazzo. Naturalmente, come recita il titolo, il discorso del crederci o meno riguarda l’idea che si ha della magia o, per meglio dire, l’azione negativa e malaugurante che la credenza popolare ha legato ad oggetti e animali. A sottolineare questa idea, per cosi dire razionale, rispetto alla magia ecco la grande figura del tubbazzo che si muove tranquillo e sereno al centro della costruzione in mezzo a gufi bruchi, civette, pipistrelli e soprattutto rispetto a quel grande gatto nero che apre la costruzione come a sottolineare in maniera quasi provocante che è destituita di ogni fondamento la credenza secondo cui il gatto nero porta sfortuna specie se ci attraversa la strada. Quelli del Tubbazzo si apprestano a vivere gioiosamente il carnevale ponendo addirittura il gatto nero proprio davanti al loro carro. Un messaggio come si vede di alto profilo culturale e sociale, quello espresso dalla magnifica costruzione di P.R.S. Tubbazzo, realizzata in collaborazione col giovane artista Marco Ambrosino, un invito a ridere di certe convinzioni che non hanno nessun fondamento logico e a riflettere piuttosto sul fatto che la sfortuna o le disgrazie sono solo la conseguenza di azioni umane non sorrette da necessaria riflessione né da buon senso.
Ha viaggiato per mari e per monti il nostro Tubbazzo negli anni passati, quello di quest’anno è forse il viaggio più interessante e significativo: O Tubbazz” In viaggio verso l’Africa”: un viaggio alla riscoperta di un mondo arcaico, l’Africa vista ancora come un mondo dove la vita scorre senza obbedire ai ritmi delle società tecnologiche ed industrializzate, dove la vita segue lo scorrere del tempo alla ricerca del necessario ed essenziale per la sopravvivenza, l’Africa come simbolo di un mondo felice, dei villaggi dove tutto è in comune, un pò come erano le “cortine” del nostro paese dove tutto si svolgeva in un clima di collabo- razione e di armonia familiare.
Basta grandi opere inutili, è ora di ragionare seriamente sulla prevenzione e la messa in sicurezza del territorio. Questo è il grido di allarme che lancia Punto Radio Saviano all’indomani dei numerosi allagamenti delle aree del centro storico, di Sant’Erasmo e di Sirico.
L’Associazione Punto Radio Saviano a nome di tutti i cittadini savianesi chiede, in questo contesto giocoso, all’Amministrazione comunale intera che cominci ad adottare una efficace politica ordinaria di mitigazione del rischio e che esca finalmente dalla logica dei grandi progetti ma cerchi di risolvere le problematiche attraverso la realizzazione di interventi puntuali con una efficace politica di adattamento ai cambiamenti climatici, a partire dalle aree urbane che oggi sono le più colpite.
Il Tubbazzo… Non vuole più udire le grida:…….”SI SALVI CHI PUO’”!
Sin dall’antichità, il toro rappresenta il peccato e la vanagloria, come ricorda soprattutto l’episodio biblico del vitello d’oro raccontato nell’Esodo.
Allo stesso modo la figura taurina è il simbolo di un demone o di un diavolo cornuto, in conflitto con la fede e le virtù.
Il toro rimane l’emblema innegabile della forza e del vigore e al contempo di quella bestia rabbiosa preda della furia cieca e dell’istinto.
Tutte le culture antiche hanno associato l’idea del toro al potere, tra il bisogno prepotente di assecondare al massimo i richiami della carne, di godere appieno delle gioie dei sensi, del buon cibo, del poltrire e la consapevolezza che questo può portare alla rovina fisica e alla paralisi spirituale.
Il toro rappresentato nel carro è, quindi, protagonista indiscusso dell’allegoria del vizio, che spinge l’individuo ad un comportamento negativo, ad un atteggiamento radicato nel profondo, ad un desiderio morboso, nocivo e ripetitivo.
Per quanto il tentativo di domare questi istinti primordiali sia forte, come mostra “Alma llanera”, il pupo, che cavalca il toro, altrettanto arduo è combattere contro i fattori esterni, espressi dalle figure degli indiani, che istigano e “punzecchiano” il proprio io e che fanno fallire miseramente qualsiasi sforzo di dominare la propria natura animale. Il vizio in tutte le sue forme è ben rintanato nel suo fortino, come i nostri impulsi sono celati nel profondo della nostra anima, pronti a prevaricare alla minima distrazione.
La presunzione stessa di controllare i propri vizi rappresenta una contraddizione.
Soltanto una profonda conoscenza di se stessi e dei propri limiti conduce lo spirito ad un livello più alto. La capanna “tepee”, infatti, ci rimanda alle cerimonie dei nativi americani, basate sulla purificazione del corpo e dello spirito, che hanno ispirato le correnti new age, rimangono fermi i lavori essenziali del rito, che sono e deve essere l’umiltà, la gratitudine, il rispetto e la devozione per la tradizione, un sapere antico da accostare solo dopo un lungo apprendistato, ottenendo la saggezza dalla purificazione.
Il tema del carro del TUBBAZZO è una denuncia sociale contro uno dei più grandi intercalari della nostra società: il gioco. Nonostante i tantissimi tentativi per cercare di fermarsi, c’è gente che continua a giocare fino alla rovina. Abbiamo quindi pensato di creare un casinó più divertente, fatto semplicemente di coriandoli e stelle filanti per dimostrare a tutti i casinó-dipendenti che esiste un mondo oltre il gioco in cui si può comunque sorridere senza correre alcun rischio.
Tema sociale sempre attuale quello affrontato dal comitato O Tubbazzo: l’uso di droghe nell’età adolescenziale, un periodo della vita molto delicato, nel quale i ragazzi sono spesso insoddisfatti dalla vita, e in qualche caso smarriscono la retta via affidandosi all’uso di stupefacenti. L’assunzione di droga è un male comune, abbraccia tutte le epoche: gli adolescenti si fanno spesso influenzare dal contesto socialee dagli errorideipropricoetanei, illudendosi che il primo approccio alla droga sia anche l’unico. Il pericolo della dipendenza, non compreso immediatamente, è invece più concreto che mai. Il comitato, attraverso questo messaggio di grande caratura sociale, invita al vero divertimento, quello spensierato e libero dal consumo di quelle sostanze che arrecano danno alla salute. L’unica dipendenza, citata sia nel titolo che attraverso la rappresentazione allegorica, è quella del caffè.
In un momento in cui nella bella Saviano si dovrebbe respirare aria di festa, e i coriandoli dovrebbero scorrere nel sangue (cit. GiovanniAliperti) della popolazione, una sciagura si abbatte sulla cittadina del carnevale…..I
Savianesi hanno perso la voglia di festeggiare e la kermesse tanto attesa da grandi e piccini sembra essere
passata in secondo piano ed aver perso di credibilità. “Bisogna ritrovare lo spirito del Carnevale!”
(È questo l’eco che rimbomba nelle strade). Si ma come fare?
La tristezza si impossessa di tutti i comitati, cadono ad uno a uno, nemmeno quelli storici riescono a resistere.
Lo spirito del Carnevale di Saviano sembra essere destinato a scomparire per sempre. All’improvviso la svolta.
Il Comitato PRS O’ Tubbazzo decide di intraprendere una strada diversa, accompagnato dall’associazione Giovani Teglia; PERCHÉ LORO AL CARNEVALE NON VOGLIONO PROPRIO RINUNCIARE!
Radunano tutti i cartapestai e disorientano la “TRISTEZZA” con un comunicato spiazzante decidono di
scendere in campo fianco a fianco più forti di prima.
Messo al volante di una bicicletta fiammante, il Tubazzo, ha un solo obiettivo: Rianimare il Carnevale.
Era il 1981 quando il Comitato PRS ‘O TUBBAZZO si affacciò sulla passerella del Carnevale Savianese con la prima costruzione in cartapesta realizzata dai giovani del comitato con tema “Il Papa”,
E da allora sono passati 8 lustri che hanno fortificato nel tempo la scuola dei giovani cartapestai del Tubbazzo.
Siamo giunti dunque al Quarantennale e come di regola in determinate scadenze si festeggia in modo particolare, allora si vanno a sfogliare gli album, si guardano le foto … e si rivivono i ricordi.
E poiché in quarant’anni di ricordi ce ne sono tanti nella progettazione allegorica del
carro si è pensato di far rivivere alcune delle realizzazioni più coinvolgenti poste davanti al simbolo per eccellenza nelle ricorrenze dei compleanni: “La Torta” su cui devono essere spente le candeline.
Buon Carnevale 2020 e festeggiamo tutti insieme.
– Il Comitato